Da quando va di moda farsi ricce? Come è nata la permanente ma - soprattutto - come funziona a livello chimico? Scopriamolo insieme!
Da Roma al ‘900
Quella dei capelli ricci o mossi non è una moda recente: pensate che già nell’antica Roma, le donne altolocate si arrotolavano i capelli in tubi di ferro roventi per arricciarli!
Per fortuna, nel corso dei secoli la tecnica è stata affinata, passando attraverso vari step intermedi che ci portano fino agli inizi del ‘900.
Qui, la storia dei ricci artificiali ha una svolta: nel 1906, a Londra, il parrucchiere Karl Nessler ha un’intuizione geniale.
Vuole rendere quel ricercatissimo effetto riccio “permanente”: dopo vari esperimenti, non sempre andati a buon fine, davanti a una platea di colleghi incuriositi, Nessler esegue la prima permanente ufficiale della storia… a sua moglie!
Prima tratta i capelli con una soluzione alcalina (scopriremo più tardi il motivo), e poi sfodera i suoi nuovi bigodini in bronzo che vengono riscaldati con l’elettricità e vengono arrotolati dall’alto, evitando così di friggere la testa della moglie e delle - eventuali - future clienti.
Piccolo neo del procedimento, che l’ha portato a fallire: la durata di circa 6 ore!
La permanente a freddo
Da lì in poi, in molti si scervellano per trovare la tecnica vincente per arricciare i capelli in modo permanente e senza distruggere o bruciare totalmente i capelli delle signore!
Il noto brand L’Oreal, nel 1945 diede un’enorme svolta con l’invenzione di un metodo di permanente a freddo, che sarà alla base di quello usato ai giorni nostri!
Permanente 2.0
Vediamo insieme come funziona oggi il processo di arricciamento dei capelli e quali sono i possibili rischi per la salute delle nostre chiome!
Per capire il funzionamento della permanente, è necessario avere chiaro come sono fatti i nostri capelli e sapere, per esempio, che sono formati per la maggior parte dalla cheratina.
È proprio la cheratina - e la sua plasticità - a rendere possibile la messa in piega: i procedimenti chimici previsti dalla permanente, infatti, inducono una variazione della forma delle catene cheratiniche.
I legami (chiamati "ponti disolfuro") che tengono unite queste catene di cheratina vengono rotti e ripristinati in forma arricciata.
Prima si utilizza un agente riducente e alcalino (qualcosa di simile all’ammoniaca) che rompa i ponti disolfuro, poi si obbligano le catene di cheratina ed adottare un’altra forma, arrotolando le ciocche intorno ai bigodini.
Passato il tempo di posa necessario, è il momento di ripristinare i ponti disolfuro e ricomporli, grazie ad una soluzione ossidante che stabilizza la nuova forma del capello.
3 consigli post permanente
La permanente, quindi, danneggia i capelli oppure no?
Possiamo dire che, in generale, bene non fa: nonostante oggi si cerchino di usare prodotti chimici quanto meno dannosi possibile per i capelli, comunque si tratta di un procedimento che, certamente, non apporta benefici al capello e che non è neutrale in termini di salute della chioma!
Ne consegue che, se proprio non possiamo rinunciare alla permanente, dobbiamo avere almeno queste accortezze:
- Evitare di tingere i capelli poco prima o poco dopo la permanente.
- Utilizzare prodotti delicati ed EcoBio, come quelli di Hava, per l'Hair Care quotidiano.
- Applicare, almeno una volta a settimana, la maschera riparatrice nontiscordardite.